"Ecco
che cosa siete. Ecco che cosa siete tutti quanti" disse Miss
Stein. "Tutti voi giovani che avete fatto la guerra. Siete una
generazione perduta."
-Ernest
Hemingway
“I
trentenni non esistono più, adesso c'è l'adolescenza, la
post-adolescenza e la fossa comune.”
-Zerocalcare
*
Prologo
Enrico
non avrebbe saputo dire chi era più stupido tra loro due, se Angela
che aveva insistito per indossare quelle scarpe così scomode o lui
che si era scarabocchiato con la penna il palmo della mano.
Non
avrebbe saputo dire nemmeno da quanto tempo stavano lì, in silenzio,
su quella spiaggia battuta dal vento, con Angela che lo trascinava
come fosse un sacco, arrancando sui tacchi che affondavano nella
sabbia.
Sapeva
solo che non sembravano, né si sentivano, gli invitati a un
matrimonio, piuttosto due reduci di guerra, o due personaggi
danteschi.
Paolo e Francesca, condannati però senza
aver commesso alcuna colpa.
Disperati che vagano in un paesaggio
surreale.
Che
strano mese per sposarsi, gennaio, pensa
Enrico mentre con uno strattone cerca di fermare Angela per
costringerla a guardarlo negli occhi.
Sono pozze di un liquido scuro e caldo,
cerchiati da un trucco troppo pesante, ostili ma al tempo stesso
rassicuranti, come può esserlo solo una cosa che conosci troppo bene
e da troppo tempo.
Enrico è perfino convinto di averci
trovato dentro la sua stessa frustrazione, quella voglia di mandare
tutto all'aria perché, tanto, nulla è andato per il verso giusto.
Sarebbe strano, dopo mesi trascorsi
rivolgendosi appena la parola, ritrovarsi complici in un desiderio
del genere.
Suona così piacevolmente sinistro che
vorrebbe quasi correre il rischio di proporglielo ad alta voce.
Invece preferisce allungare una mano e
raccogliere la guancia di Angela nel palmo, scaldarla per quel poco
che può e arrossarla col contatto della pelle seccata dal salmastro.
La borsa di lei è piena di conchiglie
che hanno raccolto insieme, lontani dal ristorante e dalla sua
confusione, dai vini leggeri e dalle portate pesanti, dalla gerarchia
dei posti e dai sorrisi forzati.
Nei capelli sente i granelli che le dita
hanno lasciato nell'aggiustare una ciocca dietro l'orecchio.
Sorride imbarazzata, o forse soltanto
stanca, e Enrico si chiede se non sia stata sempre questo, un
fantasma di sale e sabbia.
La bacia e tra sé e sé la chiama Venere
secca, angelo di salsedine caduto in un cielo diverso, domandandosi
se quell'inquietudine tanto simile alla sua sia la percezione di
vivere nel posto sbagliato, o il panico di chi sente di essere vicino
al suo destino, e quando se lo sente cucito addosso capisce che in
realtà è un sudario.
Perché i ricami del suo abito sono un
segnale preciso, un richiamo al suo prossimo futuro da sposa, anche
se la proposta ancora non è stata fatta e l'anello non è stato
comprato.
È tutta lì, in quella tenuta inadatta
alla spiaggia, la gabbia dorata delle buone intenzioni in cui Angela
si è rinchiusa, la mole di promesse che si è fatta da quando ha
quindici anni.
La ragazza dai sogni di marmo, che a lui
sembravano così puliti e onesti.
Che male ci può essere nel desiderare
qualcosa di proprio?
Una casa che avesse il loro odore, un
auto per spostarsi senza rendere conto a nessuno, dei figli da tenere
al riparo dalla cattiveria del mondo, un lavoro, soldi, una vita
senza ricatti affettivi.
Che male c'era a proporla a lui, Enrico,
l'uomo con la testa sulle nuvole, lo studente modello che aveva come
obiettivo il dottorato di ricerca e uno studio tutto suo con le
librerie alte fino al soffitto?
Che male c'è nel voler cercare un
compromesso?
Enrico e Angela avevano sempre pensato
che superato quell'ostacolo niente avrebbe potuto fermarli.
Si sbagliavano.
Perché l'ostacolo, col tempo, si è
fatto ancora più alto e nuove difficoltà, nel corso degli anni,
hanno contribuito a privarli delle forze.
Perché la vita è quello che è e non
quello che si vorrebbe fosse.
Perché si cresce e si può scoprire di
non essere più, o non essere stati affatto, le persone che si
pensavano.
Perché alzarsi di domenica mattina alle
sei per andare a un matrimonio fuori Roma, in riva a un mare gonfio
di pioggia e cattivi pensieri, può essere deleterio per l'umore.
Enrico e Angela si prendono di nuovo per
mano e ricominciano il cammino, stavolta in direzione opposta, non
possono perdersi il taglio della torta.
Angela dice che ballerà scalza, cerca di
nuovo le labbra di Enrico e lui, stringendola forte, capisce che è
ubriaca, forse addirittura felice.
Forse è ubriaco anche lui e quei
pensieri sono solo i sintomi di una sbornia triste.
Le scarpe di lei, anche se scomode e
rovinate, sono belle e il disegno sul palmo della mano è in realtà
un appunto preso per non sbagliare strada.
Forse non è vero che vogliono
distruggere tutto, forse non è vero che si sentono frustrati e in
gabbia.
Forse hanno solo un po' d'ansia, com'è
normale che sia quando senti che stai cambiando pelle.
Eppure ci sono dei grumi scuri, sul
fondo, fatti che pesano e non possono essere cancellati da una
passeggiata, e nemmeno dal rum invecchiato che si concederà assieme
allo sposo alla fine del pranzo.
Nodi d'angoscia che bucano lo stomaco
ogni volta si infila tra le cosce di Angela.
Si chiama sesso senza amore, ed è il
motivo per cui ancora non ha comprato quel maledetto anello.
Ed è un qualcosa che sta corrodendo
anche Angela, se è vero come è vero che, prima di quel giorno, non
ha mai bevuto fino ad ubriacarsi in vita sua.
Le sue labbra sono più buone quando non
sanno di rossetto.
Sarebbe interessante assaggiarle col rum.
Questo prova a dirlo ad alta voce ma lei
non gli risponde, non ha capito o se lo ha fatto preferisce ignorare.
La sagoma del ristorante si fa sempre più
grande e minacciosa.
Qualcuno, affacciato alla vetrata, li
chiama gridando e agitando le braccia.
Il lancio del bouquet, dicono, e quello
della giarrettiera, ma ad Enrico non interessa, la sbornia triste sta
prendendo il sopravvento e vorrebbe solo concentrarsi sulle mutandine
di Angela.
Ma lei si è allontanata bruscamente, sta
correndo scalza verso le sue amiche.
Ballerà sui tavoli e, dopo essere stata
una fantasia di mare, nella sua testa si farà fantasia di rum.
E altri grumi di pietra si depositeranno
sul fondo dello stomaco.