mercoledì 5 febbraio 2014

Lettera postuma

Rimane il fatto che, in ogni modo, capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite... Beh, siete fortunati.

Se ti avessi permesso di restare ancora qui ti avrei parlato a lungo, di Pastorale Americana. Non che per ora possa dirtene chissà cosa, ma mi sarebbe piaciuto poterti mettere a parte di ogni nuova scoperta. Ma forse era destino che io arrivassi a questo libro dopo averti messa alla porta, altrimenti chissà come mi sarebbero scivolate addosso, queste parole, solo un po' d'umido che il tempo avrebbe fatto evaporare dalla pelle come il sole. Roth mi sta facendo bene a tanti livelli, a partire dal piacere che prova il cervello a confrontarsi con un testo così "difficile", così insidioso e lento eppure cristallino, duro, quel tipo di piacere che molti lettori (soprattutto molti lettori giovani) stanno lentamente abbandonando: il piacere di mettere da parte se stessi e lasciar fare completamente all'autore, sforzarsi di seguirlo, far arrampicare la mente sulle parole e fargliele penetrare e poi ancora fare in modo che esse penetrino in noi, mettano radici, ci cambino impercettibilmente. È così che agisce la cultura, strato dopo strato, libro dopo libro, scalata dopo scalata, è solo così che possiamo sfuggire all'inevitabile ripiegarsi dell'anima su se stessa e i propri problemi.
Il modo di tenere aperto il cervello ma non così tanto da farlo scivolare fuori dal cranio, come diceva quel tale.
Roth mi fa bene per questo, e mi fa bene perché mi ricorda che scrivere è innanzitutto far vivere un personaggio dentro se stessi e sulla pagina, e non solo e non tanto inseguire uno schema. Leggere e scrivere sono piacere e fatica, non solo piacere e non solo intrattenimento.
La soddisfazione è in quello che ti lasciano alla fine, l'impercettibile mutamento, la minuscola crepa, lo spigolo smussato.
Se ti avessi permesso di restare ancora qui forse ne avremmo parlato, anche se sempre mi rimane la sensazione che la tua traiettoria fosse destinata dall'inizio ad incontrare la mia solo per un breve tratto.
Non si lascia qualcuno solo per odio.
Ma ancora non ho tutte le parole necessarie per spiegartelo.

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